Effetti, applicazioni e implicazioni lavorative di un tema solo apparentemente banale: la gentilezza in ufficio. Sono questi i risultati dell’indagine InfoJobs che, condotta a dicembre, ha coinvolto 1350 persone, e che ha portato alla luce i benefici tangibili di una soft skill facile da dimenticare: eppure secondo gli intervistati la gentilezza serve a tutti, da chi cerca un impiego a chi dirige un ufficio.

Poter lavorare con un capo gentile può essere, infatti, un valore aggiunto per le risorse che collaborano con lui. La leadership gentile può fare la differenza per il 93% degli intervistati, perché contribuisce a creare un clima di lavoro più sereno e di conseguenza permette di ottenere il massimo dalle persone, che si sentono più responsabilizzate, e quindi più portate a osare e innovare. Secondo gli intervistati, gentilezza non fa rima con debolezza, quando si parla di lavoro ma anche e soprattutto quando si pensa al proprio capo. La gentilezza è vista come un punto di forza (60%) e non di debolezza e come un elemento imprescindibile al lavoro (24%); soltanto per il 2% è visto come una debolezza o una tattica volta ad ottenere qualcosa (9%). Per il 96% aumenta la produttività, e per il 78% è utile per trovare lavoro.

La massima apparentemente banale dell’essere sempre disponibili verso il prossimo è perfino alla base di un movimento mondiale, il World kindness movement, movimento che promuove la gentilezza in tutto il globo e a tutti i livelli, senza differenze gerarchiche. Entrando nello specifico e nell’esperienza quotidiana al lavoro, circa l’88% afferma di aver ricevuto un gesto gentile da parte delle persone con cui lavora, principalmente da parte dei colleghi (64%) e dei clienti/fornitori (28%); più difficilmente da parte del proprio capo (18%) che però ne è invece stato destinatario. Tra chi afferma di aver compiuto dei gesti gentili, il 28% degli intervistati ha infatti detto di averli fatti nei confronti del proprio capo. Non mancano poi quelli verso i colleghi, come confermato dall’82%, e i clienti/fornitori (37%). A sorpresa, invece, pare che siano pochi i gesti gentili che vengono fatti o ricevuti dai collaboratori: solo il 9% rivela di esserne stato destinatario e il 15% di averne rivolti.

Nonostante siano tutti concordi nel ritenere la gentilezza un valore anche in ambito lavorativo, non sempre è però possibile attuarla. Tra i principali ostacoli sono indicati lo stress e i ritmi frenetici (43%), seguiti dalla competitività (27%) e dalla routine (2%). Ma per il 28% non c’è nemico che tenga: non bisogna mai perdere l’occasione per essere gentili e migliorare la propria qualità di vita e quella del prossimo. Insomma, per gli italiani c’è spazio per la gentilezza anche e soprattutto nel mondo del lavoro e oltre il 62% lo ritiene un valore importante.
L’indagine InfoJobs svela anche quali siano stati, di preciso, i gesti gentili che hanno fatto o ricevuto gli intervistati: c’è chi ha fatto straordinari non pagati per aiutare un collega a rispettare una scadenza, chi ha dato conforto a un collega stressato, chi ha concesso cambi turno, chi oltre a un sorriso porta sempre un cioccolatino, chi prepara il caffè per tutto l’ufficio, chi ha dato le dimissioni ed è stato sorpreso da un regalo dei colleghi che gli hanno dimostrato tutto il loro affetto, chi ha accompagnato il collega dal medico e addirittura chi ha preso un rimprovero dal capo per difendere un collega a cui è molto legato. InfoJobs ha deciso di raccogliere tutti questi gesti gentili e di raccontarli sui propri canali social Facebook e Instagram attraverso l’hashtag #bekind, lanciato proprio dal World Kindness Movement per sensibilizzare all’importanza della cultura della gentilezza e del rispetto.